Riconoscere la propria vocazione professionale
di Loredana TOSO - Consulente Professional Branding
Il parere dell’esperta
Gli indizi.
Riconoscere la propria vocazione professionale non è sempre facile: occorre saperne riconoscere le tracce, gli indizi collegati tra loro da percorsi più o meno lineari. Il famoso fil-rouge.
E’ un po’ come una caccia al tesoro: nel corso del gioco vengono fornite indicazioni che portano alla scoperta del tesoro, ma alcuni arrivano prima di altri alla meta. E’ il medesimo meccanismo dei telefilm gialli: durante la narrazione si manifestano dei segnali, che bisogna saper cogliere e sviluppare per arrivare alla verità. Ascoltare e collegare gli indizi è essenziale per decodificare la reale situazione: però non tutti gli spettatori ci riescono e alcuni si lasciano abbagliare da piste sbagliate e arrivano più tardi alle giuste conclusioni. O non ci arrivano mai.
E così è nella vita: ciascuno di noi nasce con predisposizioni, interessi, attitudini, che si manifestano già dai primi anni di età. Solo che non sempre sono così evidenti e lampanti da essere riconosciuti, sviluppati per dare dei frutti in tempi rapidi. Talvolta sono individuabili solo dopo percorsi diversi, che ci aiutano a diventare chi siamo.
Alcuni hanno evidenti passioni innate, per altri è diverso.
Si sa che Mozart iniziò la composizione del suo primo minuetto per clavicembalo a 6 anni e pare che Picasso abbia disegnato l’opera Le Picador a 9 anni.
Le predisposizioni non si manifestano solo in campo artistico: si possono avere attitudini spendibili in più campi: la scrittura, l’eloquio, la creatività, etc
Gli psicologi ci spiegano che queste predisposizioni hanno a che fare con la capacità di realizzare qualcosa di “speciale” in modo del tutto semplice, come se fosse normale. Qualcosa che si apprende in fretta e senza fatica, che si fa mediamente sempre bene -non solo sporadicamente – e che si desidera approfondire.
Ciascuno di noi trova piacere, benessere ed energie positive in qualche attività. Si dice che il talento sia ciò che ci appassiona, che sviluppa incanto e coinvolgimento tanto da immergerci nel cosiddetto “flow” e da farci dimenticare dello scorrere del tempo.
Intelligenze multiple.
Nel 1983 Gardner ha introdotto il concetto di Intelligenze multiple. Prima di allora, la dicotomia era tra persona intelligente e non intelligente dove la prima era quella che si manifestava già a scuola con voti brillanti e che poteva ambire a incarichi prestigiosi.
Gardner ci insegna invece che ciascuno di noi è programmato per svolgere con più immediatezza e semplicità alcune attività rispetto ad altre, potendo ambire a traguardi importanti nel proprio campo di riferimento: chi ha una mente più logica e matematica, chi ha una sensibilità musicale, chi apprende per esperienze pratiche. Ognuno ha il proprio metodo, i propri punti forti e ascoltarli e svilupparli ci aiuta ad eccellere in quel campo.
Nel mondo c’è spazio per tutti. Basta trovare il proprio super potere, crederci e proporlo efficacemente.
Purtroppo, talvolta l’estrema attenzione alla nostra parte cognitiva ci porta a trascurare alcuni “dettagli” e predisposizioni che rimangono latenti per tutta la vita, per manifestarsi magari al momento giusto.
Inoltre, non sempre le passioni e le inclinazioni vengono assecondate, anche dai genitori: talvolta, per timore che non siano gli ingredienti giusti per conquistare un posto nel mercato del lavoro, vengono messe da parte in favore di attività riconosciute come più spendibili.
Dimenticando che il mondo del lavoro cambia molto e sempre più velocemente.
C’è sempre tempo per diventare se stessi.
I pedagogisti ci rassicurano che comunque, anche se non assecondate, le attitudini permangono nel tempo e non è mai troppo tardi per valorizzare e coltivare le proprie predisposizioni.
Nelle mie consulenze ho incontrato diverse persone che hanno finalmente scelto di dedicarsi alle attività e interessi “del cuore” in età adulta – da senior. Ad esempio, Silvia, finalmente maestra di sostegno a 48 anni, dopo una vita dedicata ad attività precarie di vendita e una lunga pausa dal lavoro dedicata alla crescita dei figli; Cinzia: naturopata over 50, dopo anni spesi nella comunicazione e realizzazione di eventi… Ancora: Alessia che a 39 anni, con un passato da impiegata tecnica avvia una attività di creazioni uniche realizzate a mano, mettendo a frutto la sua forte creatività e le sue abilità nel cucito e nel ricamo.
Si può decidere di porre attenzione ai nostri indizi di interesse, a ricercare il fil rouge delle attività e delle condizioni e situazioni che ci hanno regalato soddisfazione e coinvolgimento a qualsiasi età.
Non è mai troppo tardi per riconoscere la propria vocazione professionale e realizzarsi.
Un aiuto alla scoperta del nostro fil rouge: i consulenti di orientamento.
Dunque, il giusto metodo per riconoscere la nostra vocazione professionale e trovare il nostro posto del mondo del lavoro è partire da noi stessi. Occorre individuare le attività, le situazioni, i contesti nei quali ci siamo trovati più a nostro agio, che ci hanno coinvolto maggiormente. E’ necessario imparare a cogliere i puntini -gli indizi disseminati qua e là nella nostra vita – collegarli e visualizzare il nostro tesoro, la nostra forza, il nostro talento. Quello diventa il punto di partenza per esplorare il pianeta lavoro e definire obiettivi professionali realistici per far fiorire le nostre vocazioni.
Le attività di professional branding ci aiutano poi a scegliere una immagine coerente con i nostri valori e ad individuare canali e strumenti idonei per proporci al nostro target di datori di lavoro, o a sviluppare autonomamente una idea imprenditoriale.
E’ un percorso alla rilettura di noi stessi in relazione al mondo del lavoro che non sempre riusciamo a fare da soli. Talvolta può essere prezioso il supporto di una guida, l’aiuto di un esperto per districarci tra emozioni, esperienze, valori, interessi, paure, sogni e tutto ciò che fa parte del nostro vissuto, del nostro presente e di ciò che desideriamo per il nostro futuro.
Individuare il consulente di orientamento che ci supporti e accompagni nel percorso per realizzare noi stessi non è facile.
La consulenza di carriera o di orientamento non è un mestiere regolato da un Albo specifico, ma appartiene alle professioni senza categoria (L. 4/2013). Esistono però in Italia alcune associazioni che raggruppano i professionisti del settore in registri generalmente consultabili al pubblico, garantendone le competenze e l’aggiornamento. Una di queste è ASNOR, cui sono felicemente associata.
Il mio consiglio è di individuare una rosa di professionisti competenti e aggiornati nei registri delle associazioni e di affidarsi successivamente al proprio intuito nella scelta del nostro mentore. Sarà senz’altro il modo giusto.