Lingua straniera e professione
di Bernd Faas - Eurocultura - Career Counsellor "Going Abroad"
Il parere dell’esperto
Chi non va molto d’accordo con le lingue straniere, non ha chance nel lavoro? Come per tante domande, la risposta giusta è: dipende.
Dipende dal tipo di lavoro, dal luogo di lavoro e dagli obiettivi di carriera che si vogliono raggiungere. Lavorare senza lingua straniera in un ufficio commerciale è quasi impensabile; lo stesso vale se si vuol sfruttare la propria competenza all'estero senza poter comunicare con i colleghi nella loro lingua, come lo è mirare ad una maggiore responsabilità in un'azienda medio-grande senza saper dialogare e trattare con i clienti stranieri.
Ci sono settori che oggi non possono fare a meno delle lingue straniere: il turismo, la logistica, l’informatica, l’università, la ricerca.
Questo non significa che dobbiamo passare tutta la vita ad imparare lingue. Chi ha la sicurezza in una lingua straniera (di solito l’inglese) e la mantiene attiva attraverso un uso regolare, ha piena autonomia in molti campi lavorativi. Ha una marcia in più in confronto a tanti altri che hanno semplicemente un livello scolastico. Questo può portare a ricoprire ruoli di maggiore responsabilità, per esempio nelle piccole e medie imprese e perfino nella pubblica amministrazione dove le lingue sono poco diffuse.
Darsi la pena di imparare bene una seconda lingua straniera ha senso in due casi. Nel primo si tratta di un’esigenza personale per allargare i propri orizzonti tuffandosi in un’altra cultura che viene capita meglio tramite la sua propria lingua. Nel secondo caso la lingua permette di sfruttare delle opportunità fino a quel momento fuori portata come un lavoro all’estero, un salto di carriera, una missione temporanea per l’azienda.
It’s a must?
Oggi nel mondo la lingua franca è l’inglese. Permette che cinesi e italiani, cileni e mozambicani, tedeschi e danesi possano dialogare tra loro. Attualmente ci sono abbastanza concorrenti ben preparati da questo punto di vista: per cui, chi non ha questo know-how, è svantaggiato. Quanto poi debba essere perfetta la conoscenza dell’inglese, dipende dalla cultura imprenditoriale del datore di lavoro. In molte grandi imprese, però, senza l’inglese le possibilità di fare carriera sono limitate. Comunque, anche le ditte medie lavorano spesso a livello internazionale, per cui hanno bisogno di collaboratori con buona conoscenza della lingua.
Per quanto riguarda il concetto di perfezione, questa deve essere intesa in riferimento a quanto è necessario conoscere nella pratica. Non bisogna stupirsi, allora, che in molte imprese non sia determinante avere un buon accento.
Si deve essere padroni della lingua scritta e orale e si deve poter svolgere la propria mansione senza perdite di tempo e senza lasciare spazio a malintesi dovuti al cattivo uso della lingua. Si deve essere in grado di capire perfettamente le istruzioni di funzionamento, si deve saper redigere analisi, discutere e dirigere in inglese un workshop. Si richiede quindi una padronanza sicura dell’inglese generale e settoriale.
E oltre all’inglese?
Molte aziende che pubblicano offerte di lavoro richiedono anche la conoscenza di altre lingue, ma questo non deve spaventare. È difficile dire quale altra lingua sia attualmente la più richiesta, perché questo dipende in primo luogo dai campi di attività dell’azienda, attuali e futuri.
Anche se di solito è sufficiente la conoscenza dell’inglese, per molte ditte è importante che il personale sappia anche quella del paese con cui lavora di più, perché i clienti preferiscono in ogni caso condurre le trattative nella propria lingua madre.
Bisogna dire inoltre che per molti addetti al personale chi ha in curriculum più conoscenze linguistiche dimostra interessi interculturali e una certa flessibilità intellettuale, specialmente quando le lingue sono state apprese con permanenze all’estero.
Non è semplice consigliare quali lingue apprendere. È opportuno comunque non farsi guidare dalle priorità attuali di mercato bensì dalla propria predisposizione e dal proprio interesse, anche perché, senza una motivazione di questo tipo, il successo nell’apprendimento è molto difficile.
Nel curriculum l’indicazione “conoscenze di base” è più o meno irrilevante perché non dice assolutamente niente sul livello acquisito. Il superamento di un test riconosciuto (Cambridge, TOEFL, IELTS, Goethe, Dalf, Dele, ecc.) inquadra chiaramente le proprie abilità. In assenza di test l’articolazione in A, B e C del quadro europeo delle lingue aiuta le aziende a capire meglio il livello reale di padronanza.