La valutazione a scuola
di Franca MILAN - Formatrice e docente di lingua
Il parere dell’esperta
Punizione vs responsabilità
Colpisce molto il senso di disagio, insoddisfazione e, in molti casi, depressione che tanti ragazzi, ma anche tanti insegnanti, vivono nella scuola. Effetto postpandemia? Può darsi, ma non solo. La valutazione è il principale elemento scatenante di questo malessere.
Recentemente un liceo di Mestre, considerati i frequenti attacchi di panico e gli stati di angoscia degli studenti, ha provato a sostituire i voti con i giudizi, considerati evidentemente meno ansiogeni dei numeri. Ha fatto notizia che al liceo Berchet di Milano ci siano stati numerosi abbandoni in corso d’anno. L’ansia di prestazione colpisce anche le università: recentemente Repubblica ha pubblicato un dossier sui suicidi di studenti vittime di depressione dovuta ai fallimenti negli studi.
Diciamoci la verità, con i voti le hanno provate tutte: numeri da 0 a 10, lettere dalla A alla F, giudizi liberi, giudizi precompilati, giudizi a crocette, poi di nuovo i numeri ma da 1 a 10 per tutti, dalla prima elementare alla quinta liceo.
Resta il fatto che la valutazione è un atto amministrativo, definito dalla legge, al quale gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado non si possono sottrarre. E allora che fare?
Gli attori della scuola sono tanti ma principalmente studenti, docenti e famiglie. E’ soltanto dall’interazione propositiva tra queste tre componenti che può sortire un effetto positivo sul benessere e sull’apprendimento, non solo degli studenti.
A scuola impariamo tutti: studenti, docenti e genitori. Ma bisogna avere la disponibilità di farlo. A questo triangolo relazionale è venuto meno il collante principale, ovvero la fiducia. I genitori spesso si sentono in antagonismo con i docenti e paiono aver abdicato al compito educativo per quello protettivo. I docenti e i dirigenti devono tutelarsi da ricorsi e azioni legali e pazienza per gli obiettivi educativi e formativi. Di mezzo ci sono i ragazzi.
Lo scopo della valutazione è quello di aiutare a capire come migliorare e non di enfatizzare l’errore o la sconfitta Il voto in sé non è formativo. Il giudizio ad personam, spiegato e chiarito sì.
Che dire quindi della rilevanza con cui é stata annunciata la riforma del voto di condotta? Mira a instaurare regole più rigide per il comportamento degli studenti, incluse la bocciatura per chi ottiene un 5 in condotta e sanzioni specifiche per atti di violenza.
Ciò porta a riflettere: stiamo promuovendo l'educazione o ci limitiamo a punire? Naturalmente è necessario imporre limiti per guidare il comportamento, ma è imperativo che queste restrizioni siano accompagnate da un pensiero educativo profondo. Non solo un deterrente ma parte di un approccio più ampio che mira a formare individui consapevoli e responsabili.
È fondamentale interrogarsi sul vero scopo di queste misure punitive: stiamo realmente incoraggiando un apprendimento consapevole o semplicemente instillando il timore della punizione?
Il comportamento in classe è un indicatore della maturità degli studenti e del loro rispetto per le regole sociali. La scuola è un laboratorio sociale dove ragazze e ragazzi esplorano e apprendono in un ambiente inclusivo. Tuttavia, le misure punitive severe come la bocciatura per un voto basso in condotta, possono limitare questa esplorazione, impedendo agli studenti di sviluppare una piena comprensione delle dinamiche sociali e della responsabilità personale. Interventi come programmi di sviluppo emotivo e attività di socializzazione potrebbero essere integrati per supportare questo processo.